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martedì 28 febbraio 2012

"PIGIATE L'ASSIUOLO!"

In pochi conoscono le tristi vicende dell'ultimo Granduca sul trono di Toscana. Stiamo parlando di GianGastone de' Medici, una figura molto controversa che portò alla fine della grande dinastia fiorentina. GianGastone era conosciuto a corte per i suoi vizietti di dubbio gusto. Era solito farsi chiamare con l'epiteto di "Realona", alludendo alla sua mole da drag queen vestita alla panzer.
Le storie sulla sua dissoluta vita a corte si sprecano, come anche le porcherie che la nostra Gastona era solita organizzare nelle stanze di Palazzo Pitti, ormai simile a un battuage. Del Granduca si ricorda la passione smodata per gli ambienti sporchi e il sudicio in generale: da testimonianze dell'epoca sappiamo che le donne delle pulizie di Palazzo Pitti erano continuamente in preda a deliri e frustrazioni varie. Si ricorda di una certa Cosima che, dopo aver dato lo straccio in tutto il palazzo (240 stanze di 90 mq ognuna), vide atterrita il granduca vestito in una maniera da lei stessa definita "scabrosa" vomitare intenzionalmente sul pavimento e nascondersi dietro le tende urlando "BUBUSETTETE''. Altre testimonianze ricordano la volta in cui, seduto su un Botticelli, cominciò a fare autoscontro, completamente nudo, con altre sue amiche drag arrivate direttamente da Amsterdam. Per non parlare dei gusti sessuali del Granduca, sicuramente il tasto più dolente della dinastia Medici. Sappiamo della sua abitudine di abbordare ragazzini nelle sudicie osterie del ghetto. Secondo un cronista anonimo apprendiamo che "la realona si aggirava per le viuzze in calze a rete, si appoggiava alle porte e, dopo aver dato di stomaco (com'era di sua abitudine) iniziava il solito adescaggio nei confronti di quelli che lui definiva ruspanti". A lui piaceva farsi insultare, riferisce un certo Ciccio (il panettiere del borgo) e istituiva corsi appropriati a questo scopo. Continua dicendo che "una volta il granduca era talmente avvinazzato che, dopo avermi pagato, volle che lo sodomizzassi con una baguette e gli dessi del "coglionazzo".
Famose erano anche le orge a Palazzo Pitti a base di grappa e Raffaella Carrà a tutto volume. Solitamente avvenivano di martedì. Riportiamo la testimonianza personale, carica di tragicità, dell'ambasciatore germanico che assistette alla scena: "Il granduca portava un abito provocante e molto succinto che lasciava intravedere le sue abominevoli corpulenze (che dio mi salvi mentre rammento queste cose), ed era intento a fare un trenino, che definirei turpe, di indole tipicamente sodomita. Appena mi intravide si lanciò verso di me insieme a dodici giovinotti da lui definiti "ruspanti", invitandomi a partecipare (malvolentieri) a quella danza luciferina. Ricordo solo di essermi svegliato dopo molto tempo, dolorante e truccato come la peggiore sgualdrina di Berlino"..."nella bolgia avvertivo esclusivamente il duca che urlava in maniera laida "pigiate, pigiate"... riuscii a fuggire tra le lacrime..." . Questa tesimonianza drammatica non rende onore al nostro povero GianGastone, ultimo Medici, che viene ricordato come «Sic transit gloria mundi!»

L.

mercoledì 22 febbraio 2012

IL BAMBINO STRAPAZZATO

un bambino appena centrifugato
Si chiama "sindrome del bambino scosso", ma le varianti non mancano: "sindrome del bambino shakerato, strapazzato, frullato, centrifugato". In pratica funziona così: molti neonati nei primi mesi di vita soffrono di coliche, e questo li porta a scassare i timpanti dalle 22 alle 23 ore giornaliere, con conseguente irritamento della mamma. La povera donna, letteralmente sull'orlo di una crisi di nervi, non può fare altro che calmare il pianto cullando la pulce, ma naturalmente tenderà a farlo in maniera nervosa e compulsiva, e questo aggraverà la condizione di colitico del frugoletto. Che continuerà a piangere. E' un perfetto esempio di ecosistema naturale che si autoalimenta all'infinito, ed i cui esiti in genere sono due: o la cosa si protrae per un tempo allucinante, oppure la mamma finisce per dare di matto. In entrambi i casi esistono numerosi precedenti clinici: si sa di ragazzi che arrivano a 16 o 18 anni continuando a piangere senza sosta. Le madri, magari ancora giovani, mostrano un'età imbarazzante (che oscilla dai 70 ai 95 anni) e malattie legate allo stress, quali calvizie, gonorrea, piorrea, gomito della lavandaia, fuoco di Sant'Antonio e cimurro. Nel secondo caso, l'effetto centrifugazione sul piccolo può subire un effetto cumulativo e portare a vere e proprie tragedie: tutti ricorderanno della mamma che mise in lavatrice il piccolo Gianluca nel tentativo di calmarlo, e di quell'altra che mise il proprio figlioletto sul calcio in culo del parco giochi. Il bambino non smise di piangere ma vinse un orsacchiotto. Questi tragici episodi dovrebbero far riflettere le neo-mamme: è inutile strapazzare il vostro bambino all'infinito, fate come fecero le vostre madri prima di voi... un bel cicchetto di grappa di Bassano e buonanotte!


http://salute24.ilsole24ore.com/articles/14101-sindrome-del-bimbo-scosso-quando-il-bebe-ha-le-coliche-e-la-mamma-mal-di-testa

martedì 21 febbraio 2012

PONTORMO, RIPIGLIATI!

il nostro caro Pontormo
La storia ci ha senz'altro regalato personaggi strabilianti, da Caligola che fece senatore il suo cavallo a Jacopone da Todi che visse 12 anni in una scatola per scarpe, ma probabilmente pochi possono eguagliare la follia di Jacopo Carrucci, meglio conosciuto come Pontormo. Egli è davvero il prototipo dell'artista moderno, malinconico e geniale, sociopatico e con manie di persecuzione. Letteralmente schiacciato dalla grandezza di Michelangelo, Pontormo passava la vita "ghiribizzando", come dice Vasari, ovvero, come diremmo noi oggi, cazzeggiando. Visse pochi anni e produsse poco e niente, e quel che fece non è che sia proprio il massimo del massimo. Giovanissimo scelse la vita claustrale, e dopo una scioccante esperienza presso i frati cappuccini di Fucecchio decise che non sarebbe mai più uscito di casa. Murò addirittura la porta d'ingresso, e per entrare a casa gli amici dovevano usare una scala a pioli e passare per la finestra. Grazie al cielo Pontormo non aveva amici, e così il problema delle partite di calcio e dei tornei di ramino non si pose mai. Questo artista straordinario era anche terrorizzato dalle persone e dalla folla: si racconta che un giorno fu preso dal panico mentre era in fila alle poste per pagare le bollette della luce (essendo sempre in casa, di luce ne consumava moltissima), ed abbia seminato il panico tra i pensionati mettendosi a urlare come un dannato. Dovette intervenire Cosimo I in persona per fargliela abbozzare. - Pontormo, ogni giorno è la stessa storia, - gli diceva - che cazzo ti gridi?! -.
Ovviamente anche i rapporti con le donne non erano dei migliori, e non solo con quelle che gli piacevano: una volta la panettiera di via de' Benci ebbe l'ardire di salutarlo. Per tutta risposta, Pontormo salì su un pero e nessuno lo vide più per 6 mesi. Se, come abbiamo detto, la pittura non era proprio il suo forte, vi era un'altra arte nella quale eccelleva: la letteratura. Come ci racconta lo stesso Vasari, egli teneva un minuzioso diario delle sue avventure, nel quale descrive con una precisione ai limiti della schizofrenia tutti i processi digestivi ed evacuatori del suo corpo. "Oggi 13 ottobre alle 3.17 del mattino ho mangiato 3 chili e 600 grammi di cappone in brodo. Leggero mal di pancia, e conseguente evacuazione regolare alle 5 e 12 minuti. Il postino è arrivato alle 7 e 42 minuti: l'ho cacciato con la scopa, ma lui niente. A mezzogiorno mi sono incontrato con Cellini per andare al MacDonald: trovatolo chiuso, ci dividiamo un barattolino di yogurt. Io ne mangio 13 cucchiaite, lui 11. A sera festa grande: io e il mio gatto Alvaro cuciniamo zuppa di cipolle e tiramisù. Mangiatone 7/8, il resto in frigo per la prima colazione".
390 pagine di diario che vanno avanti in questo modo. Se il personaggio v'interessa, non vi resta che approfondirne la lettura! Il diario, ritenuto un documento fondamentale della critica d'arte del '500, è pubblicato in 16 lingue e 95 paesi.

lunedì 20 febbraio 2012

DUBBI LEGITTIMI

Studenti (per lo più fuori corso) in fila per l'esame
di oggi
Nella vita esistono misteri che non ci sono dati di conoscere, come perchè i pinguini non hanno le ginocchia o qual è l'ingrediente segreto della CocaCola. Oggi vorremmo sollevare una questione che senz'altro interesserà molti studenti universitari, un vero  e proprio mistero di quelli alla Cazzenger: perchè mai quando eravamo alla triennale e c'erano gli esami, venivano sempre prima quelli della magistrale, e ora che siamo alla magistrale vengono sempre prima quelli della triennale? Di fronte a questo dilemma anche il teorema di Murphy alza le mani e scuote la testa. Il dubbio mi è venuto stamattina, quando mi apprestavao bel bello a sostenere l'esame di "Sbrilloccologia", ed ero certo che entro la fine della mattinata sarebbe toccato a me. Ventesimo, studente magistrale, fascino del bel tenebroso: voglio dire, tutte le carte giocavano a mio favore. Ma la delusione, eterna compagna delle nostre esistenze, non ha tardato a farsi sentire: la professoressa ha cominciato col fare l'appello, e sebbene fossi certo che non fossimo più di una ventina, stranamente quel numero nella notte tra ieri e oggi dev'essere lievitato misteriosamente, perchè dopo 26 minuti era ancora lì che faceva  l'appello: "Abaco, Abadia, Abate, Abbondio...". Io me la sono cavata: la povera Zucchi è stata colta da malore improvviso ed è stata portata via da due volenterosi colleghi. Finito l'appello, la tragica notizia: non c'era una sola lista, ma almeno 4 o 5. La gente veniva pure da Tecnologie Alimentari e Gingillometria a fare 'sto cacchio d'esame. E ovviamente, tra tutte le liste, quale doveva essere la più sfigata? La nostra, ovvero quella che a logica avrebbe dovuto essere in corsia preferenziale! Ma si sa, la vita è imperscrutabile, e le leggi che la dominano lo sono ancor più. Oggi ci siamo, domani no, e una rondine non fa primavera.  E son tutte belle le mamme del mondo. E anche basta.

venerdì 17 febbraio 2012

STEFANIA SANDRELLI SI FRATTURA L’ANCA


La Sandrelli prima dello schianto
È di stamane la tragica notizia dell’infortunio di Stefania Sandrelli (anni 83), ricoverata al Santa Maria prega per noi di Poggibonsi in seguito ad una brutta caduta per le scale della piazza del paese, che le avrebbe procurato la frattura dell’anca. La nota attrice stava girando l’ennesimo spot per il DANAOS, lo yogurt che non si sa bene in base a quale principio scientifico riesce più degli altri latticini a rifornire di calcio le ossa degli ottuagenari. Oggi abbiamo avuto la prova provata della ciarlataneria del prodotto: sentendosi sicura dopo la sua massiccia razione di DANAOS, la Sandrelli si sarebbe lanciata a rotta di collo giù per le scale, per dimostrare che le sue anche erano ancora quelle di una volta, quelle che noi tutti ricordiamo nell’indimenticato film “La chiave”, e che ha turbato le notti di molti di noi. - Pensavo di poter fare gli scalini quattro a quattro, - ha detto ai nostri microfoni la Sandrelli - mai avrei creduto di rompermi il culo… -. Dopo un sinistro crack, infatti, la donna ha  perso ogni controllo, e lo schianto è stato inevitabile. - Poteva andarmi peggio, ma sono atterrata sul morbido. -
Quello che Sandrelli chiama morbido era in realtà il regista dello spot, che vedendosi arrivare addosso questo popò di donnone è rimasto pietrificato dell’orrore, finendo schiacciato. I funerali dell’uomo si terranno domani a San Culotto, mentre la prognosi della Sandrelli resta riservata.

La tragica sequenza